mercoledì 3 marzo 2010

Alice di Tim Burton

Non ho più l'età. Sì, bè... non ci possono essere altre spiegazioni al fatto che a metà del primo tempo di Alice mi sono addormentata. E' perchè sono vecchia, ammettiamolo. Nonostante il 3D non desse requie, per non parlare della musica che ha pulsato, è il caso di usare questo termine, dall'inizio alla fine come fosse prodotta da un'orchestra posseduta dal maligno. Nonostante i colori e le invenzioni e gli occhi spiritati di tutti. Nonostante tutto, per lunghi tratti ho trovato la pellicola soporifera. 
Eppure ho amato indistintamente tutti gli animali riprodotti in digitale, dalle rane ai cani alle simil iene orsiformi con tripla fila di denti. Meravigliosi. Così come ho trovato geniali i gemelli, clonati da Matt Lucas di Little Britain. Ma alla mia età queste cose non bastano. Sono qualcosa, un inizio, un antipastino, ma poi rimane la fame.
E quindi ho trovato superflua e telefonata la prima parte, quella che vede un'Alice 19enne e vagamente pre raffaellita prendere tempo per rispondere alla domanda di matrimonio di un lord saccentone dai capelli rossi (e ci pensa pure? suvvia ma chi se la beve...) e filologicamente irritante l'aria annoiata con cui, una volta arrivata nel mondo delle meraviglie, si aggira fra rovi e colonne. Ma dico, sei fra Bianconigli e Cappellai matti e fai quella che vorrebbe essere a Rodeo Drive a fare shopping? E poi nell'Alice dei cartoni animati, unico riferimento possibile, c'era leggerezza, vera follia, nonsense profondo, non solo filastrocche senza senso ripetute a memoria.  In quella di Tim Burton c'è un'ambientazione neo gotica che forse sarebbe potuta piacere a John Ruskin, ma che in me alla lunga ha generato un senso di oppressione e di inutilità, una specie di videogioco che culmina con l'uccisione del drago da parte del campione con l'armatura scintillante. Sarà un caso che il Brucaliffo continua a chiedere alla protagonista se è la vera Alice?
E sta Regina Rossa, sempre a gridare "tagliategli la testa"...
Poi c'è lui, Johnny... si lo confesso, sono una delle poche donne a cui Johnny Depp non piace. Non sono così pazza da dire che sia brutto, dico che non ne posso più di quella boccuccia perennemente corrucciata. Così come non ne posso più di come lo concia Tim Burton. Se la psichedelia ha una sua dignità, e io lo credo fermamente, smettete di applicarla al viso e ai capelli di Depp. In Edward - Mani di forbice c'era un senso che rendeva affilate le invenzioni trucco e parrucco di Johnny. Poi è arrivato Willie Wonka e abbiamo deciso di accettare, per amore del cioccolato, anche la dentiera e le crocchie degne della governante di Rebecca la prima moglie. Ma ora anche il cespuglione di capelli rosso rame e gli occhi verdi spiritati sono troppo. La relazione fra Burton è Depp è chiaramente diventata un incubo, una  co-dipendenza fatta di trucchi e lacche, come neanche l'altro Burton, Richard nella fattispecie, e l'Elizabeth Taylor degli anni 70 hanno mai osato esplorare. Chi ha paura di Tim-Depp?  Io sì.

1 commento:

  1. un mio amico che ha visto il film ha scritto su fb:
    “ho visto Alice in Wonderland e mi sono quasi addormentato. Tim Burton riesce a creare personaggi bidimensionali nonostante il 3D, Johnny Depp rifà le mossette di Jack Sparrow e Danny Elfman ricicla gli avanzi della colonna sonora di Batman".

    il ragazzo ha 30 anni, quindi la narcolessia non è colpa dell'età.

    ps- la foto è eccezionale

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