martedì 9 marzo 2010

Mine vaganti di Ferzan Ozpetek

Mi verrebbe da dire, il solito Ozpetek. Il che non vuole essere un insulto, ma neanche una celebrazione. Godibile, leggero e melodrammatico al tempo stesso, ho anche riso molto durante la proiezione, ma poi me lo sono prontamente dimenticato. 
La storia, in brevissimo (non leggetela se volete conservarvi il colpo di scena): Tommaso (Scamarcio), figlio di una ricca famiglia borghese di Lecce, torna a casa da Roma dove studia, pronto a confessare la sua omosessualità, quando, nella serata scelta per la rivelazione, viene superato dal fratello maggiore Antonio (Preziosi) che a sua volta si confessa gay, rubandogli il momento. Reazioni indignate della famiglia, semi infarto del babbo, Antonio scacciato di casa. Tommaso si trova dunque a doversi sobbarcare le sorti del pastificio di famiglia e a tacere sulle sue scelte di vita. Viene affiancato nel lavoro dalla socia, Alba- Grimaudo, segretamente innamorata di lui e a poco a poco, preso dalla vita di tutti i giorni, Tommaso sembra dimenticare la sua vera identità. L'arrivo per qualche giorno dei suoi amici gay e del fidanzato, e la morte dell'amatissima nonna lo spingeranno a tornare alla sua vera vita. 
Bè vabbè... c'è di buono che Ozpetek, al quale il trash piace, se ne frega se un attore  è etichettato come di serie B o televisivo e ci dà dentro con la Grimaudo (non perfetta, ma molto carina nonostante il suo personaggio venga poi mollato per strada, senza alcun approfondimento psicologico), Alessandro Preziosi (mi è sembrato meglio del solito), Lunetta Savino (ottima), Elena Sofia Ricci (brava) e un irriconoscibile Daniele Pecci nei panni di uno degli amici gay, scheccatissimo, di Tommaso. La Minaccioni che fa la servetta con accento pugliese è perfetta anche. Ozpetek  ha il merito di osare e di usare questi attori senza farsi le menate se sono gli attori "giusti" e politically correct e in questo bisogna dargli atto di un certo coraggio. Molto meno per quello che riguarda genere e ambientazione. Pare che Ozpetek non si sappia muovere se non in ambienti rassicuranti, comodi e super tradizionalisti a dispetto del suo costante tentativo di épater les bourgeois  con i suoi balletti di checche semi nude o con le canzoni anni '60.
In questi ambienti non proprio da bracciante agricolo, appare piuttosto eccessiva la reazione del capofamiglia all'omosessualità del figlio. 
E il genere commedia eccessiva fa sì che quando poi arrivano le tragedie, si rimane un po' spaesati, e non si metabolizzano poi molto, anche perchè non pare essere il pensiero primario del regista. 
Alla fine, Mine vaganti è un film divertente, che nel ritorno verso casa viene, seppur con sentimenti di stima e simpatia, dimenticato come il buon creme caramel, dolce leggero e non impegnativo per antonomasia,  mangiato poco prima per cena.

3 commenti:

  1. mi piace il creme caramel.
    come dolce e come "chiusa".
    mi piace il tuo blog.

    ps- hai scritto a chi di dovere? io no!

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  2. mi sono bevuta tutto il blog fino a qua. sempre d'accordo, ma NON su Mine Vaganti! a me ha toccato corde 'significative'. e me lo ricordo benizimo, a quasi un mese di distanza dall'anteprima. mmmh...

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  3. Invidio le tue matinée al cinema e mi divertono le tue recensioni. Su questa poi, sono completamente d'accordo.

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