mercoledì 17 marzo 2010

Avatar di James Cameron

Non ricordo molto della mia infanzia. Quelle cose tipo "ah si, la magia della mia infanzia, oh si quando la fantasia per me era tutto... vedo rumori sento colori... un mondo meraviglioso". Insomma, io quelle stronzate lì non me le ricordo. Solo poche, confuse memorie: tutto un gran picchiarmi con i miei fratelli, andare a scuola, arrampicarmi sugli alberi, sentirmi un alieno rispetto agli altri e leggere tutto quello che trovavo in giro. Punto. 
Sarà per questo che mi è piaciuto Avatar. Perchè si vedono rumori e si sentono colori. C'è quello che forse solo qualche bambino particolarmente geniale o inspiegabilmente venuto a contatto con del peyote poteva immaginare, sognare, creare.
Non sto neanche a parlare della storia, chi se ne frega, Cameron ne ha raccontata una, poteva raccontarne mille altre. Certo, sul finale ci sono alcune cosucce imbarazzanti (non la battaglia, per carità), certo le scene di preghiera intorno al grande albero potevano, dovevano essere evitate. Ma, ripeto, chi se ne frega. E poi il buon vecchio Cameron è lineare, se scrive un plot tradizionale e tradizionalista, non fa finta che sia qualcosa di diverso. Per intenderci: rispetto a Tim Burton che per tutto il film di Alice è come se ammiccasse in continuazione dicendo "bè, però guarda come io te la cambio la storia, bè però qui c'è un sottotesto che devi capire, bè però io qui sono più intelligente e innovativo di quello che è Alice e Lewis Carroll, bè però..... etc etc" e poi però fa ballare l'hip hop al Cappellaio Matto, Cameron non vuole fare l'intelligentone, non vuole darti niente di meno di un vero polpettone americano con un classico finale da "arrivano i nostri". Insomma, non millanta: lui fa quella cosa lì.
Solo che la fa da dio. Proprio dio, non il suo vice.
Sfido chiunque ad avere la sua capacità immaginifica, di poter inventare il mondo di Avatar con quelle piante, quei fiori, quei colori, quelle montagne. E poi il gran treccione dei Na'vi che si connette con animali cose e città, e poi la notte popolata da foglie luminescenti, e i voli in picchiata degli uccelli-pipistrelli Ikran, e poi le manone e i piedoni del popolo blu, i loro fianchi sottili, e poi e poi... e poi è difficile starci dietro. 
Ecco, se avessi qualche ricordo della mia fantasia infantile, vorrei che fosse qualcosa di molto simile al mondo di Avatar. Avrei voluto restare sospesa come le sue montagne in un'atmosfera di leggera inconsistenza. Avrei voluto che il mondo si illuminasse sotto i miei piedi. Avrei voluto combattere gli elicotteri con le frecce colorate. Avrei voluto abitare in un albero-casa invece che in un condominio. 
Ed è quello di cui ringrazio James Cameron e chi si è inventato il film insieme a lui. Di aver immaginato il mondo che io non sono stata capace di sognare.

3 commenti:

  1. ecco, un film che ho visto anche io.
    e sono totalmente d'accordo con te. un incanto. senza menate intellettuali.
    chapeau (a cameron e a te, per come hai scritto quello che anche io sento)

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  2. Ammore, sei la mia montagna fluttuante.
    Molto fluttuante.

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  3. aaah yes, as a friend said , " sit back and enjoy the ride "

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