mercoledì 26 maggio 2010

La regina dei castelli di carta di Daniel Alfredson

Fa così piacere vedere ogni tanto un film in cui sono tutti brutti. Per una volta la fotografia invece di levigare visi e paesaggi, sembra enfatizzare le rughe, le crepe, le mestizie.
L'ultimo episodio della saga del Millenium scritta da Stieg Larsson, è meno violenta delle altre, ma non per questo meno allarmante. Basta un sasso tirato contro una vetrata per farti sobbalzare sulla poltrona come se stessero squartando un bue. Il ritmo a me è parso buono, anche se non c'è niente di speciale, il film è scolastico ma in questi casi io non ci vedo grandi problemi. Agli amanti di Larsson l'idea di un film che segua pedissequamente le pagine del libro dà sicurezza, sono finestre visive che si aprono sulle parole. 
Ma il punto che mi preme descrivere è proprio la bruttezza di tutti. Che mi è parsa rinfrescante, se non proprio un manifesto pro Svezia.
A Erika il volto è prolassato, Michel ha la pelle più butterata che mi sia stato dato vedere, Lisbeth ha  i pori aperti e il Pubblico Ministero ha la dentatura di Provolino. Stoccolma pare una città triste e bagnata, i palazzi sembrano concepiti dal Comintern e i tram un residuato bellico.
E tutto questo, dopo anni di attori americani tutti bellissimi e tutti fantastici anche quando devono interpretare un clochard, appare così fuori dal mondo da risultare esotico più delle eroine di Sex and the city ad Abu Dhabi.

3 commenti:

  1. .....pedissequemente...word for word (?)
    non soltanto apprezzo i tuo commenti ma imparo anche un po di italiano...

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  2. ...oooops, spelling mistake...
    pedissequAmente

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  3. è un po' come quando vai a napoli, abituata a vivere a milano. là trovi facce e corpi che qui neanche se te li vai a cercare con un segugio. certi lineamenti che sembra che la natura avesse per lo meno il singhiozzo quando li ha partoriti, certe panze fiere, certe mise...
    un bagno di realtà carnale che ti scuote se sei abituata alla rassicurante plastica milanese e che non sai se ti piace, ma che di sicuro ti dà la sensazione di essere più vicina alla verità. ecco.

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